Dicono di me


DICONO DI ME

Serena Mormino


Omini come fossero il DNA della sua anima e delle sue opere, come lettere a comporre una poesia di vita e di colore.


Laura Zeni parla di misteri, miracoli e meraviglie con le avventure del suo personaggio Will, riportando grandi e piccini ad apprezzare il bello e l’importanza della semplicità insita in ognuno di noi, ma troppo spesso dimenticata o soffocata dalla società. Profili come contenitori di emozioni, di esperienze, pensieri, essenze della vita. Icone di un modo di comunicare di altri tempi, ove non ha importanza la velocità, bensì la capacità di dialogare senza parole, talvolta senza nemmeno sguardi o gesti, ma solo grazie all’intensità del pensiero che, in quanto energia, non conosce limiti, distanze, confini. I profili di Laura Zeni delimitano, rendendoceli visibili e amplificano al contempo, gli spazi, i dentro ed il fuori, come a voler rendere trasparente il nostro essere al punto da permettere a chiunque di metterci dentro qualcosa, di leggere come e ciò che vuole. Specchi dell’essere della maggior parte degli individui della società attuale, vuota per volere dei media, del modo di comunicare… in realtà ognuno di noi spesso si sente perso dentro questo nuovo mondo ove crediamo di conoscere tutto e tutti e gli altri conoscono noi ed i nostri pensieri forse ancora prima di averli elaborati…


Ed ecco che i pieni diventano vuoti e un corpo svuotato del suo essere viene oltraggiosamente riempito di pensieri ed immagini altrui con l’ignorante convinzione della conoscenza. E, invece, il mondo dovrebbe girare al contrario o, meglio, tornare a ruotare nel senso giusto. Allora rileggeremmo i profili della Zeni con il loro giusto nome, quello di Profili Interiori, dentro cui ognuno di noi è egoisticamente e giustamente nascosto… quell’essenza di ogni singolo che nessuno può rubare e mettere a nudo, in piazza, ma che è ben radicata nella nostra mente, nel nostro cuore, in ogni singola cellula… ed è così leggera non perché inesistente o inconsistente, ma perché forte e spirituale. I profili scultorei della Zeni ci suggeriscono che ciò che è positivo e negativo non esiste se non per la somma di entrambi, perché non sempre più e meno si annullano, ma si possono anche unire perché noi siamo anche contrapposizioni, incoerenze senza le quali non saremmo veri. Ed è proprio nei vuoti delle sue sculture così eleganti e leggere che ritroviamo l’anima, quel complesso di energie che l’uomo non è ancora in grado di rendere visibile con semplici tratti, ma che può solo delineare di profilo appunto. Perché l’anima, a differenza della materia seppur perfetta, è intangibile ed immortale.


I tratti sono come asessuati e privi di razza o religione, in continua mutazione e completamento spirituale. Zeni genera Cyclical Event, ove l’anima dell’intera umanità, forte e consapevole, continua a rinnovarsi, a rileggersi, a ruotare su sé stessa, intorno alla gente, nella natura, nella quotidianità circolare che, per quanto latitudinalmente e longitudinalmente in posizioni diverse, in realtà nel profondo è comune ad ogni essere vivente. Tutto ruota, i pensieri, i corpi, il nostro stesso mondo, in un equilibrio magico e perfetto anche quando sembra tutto alterato e complesso… ma i momenti di apparente perdita di quell’equilibrio sono fondamentali, talvolta essenziali per mantenere invece proprio questo equilibrio e renderlo durevole quanto la nostra vita, se non eterno. E più la testa gira, più ci obblighiamo a cercare dentro di noi, a comprendere nel profondo ogni istante della nostra anima gettata troppo spesso nella confusione di migliaia di altri corpi, di altri pensieri ed equilibri precari che non ci appartengono.


L’essenza di vita e di equilibrio è proprio la consapevolezza di essere in continuo movimento tra infinite anime umane, toccati dalla natura madre sovrana a cui non possiamo sottrarci e che non possiamo comandare a nostro piacimento, ma con cui è magia convivere. E così come mutano le stagioni, così l’Uomo deve elevarsi a qualcosa di superiore per sentirsi volare in equilibrio stabile proprio perché leggermente mutevole.



SERENA MORMINO

Curatrice e Critica d’Arte

Curatrice MUSEO DEL PARCO

Centro Internazionale di Scultura all’Aperto Portofino

Presidente Associazione Culturale AMARTE

Fortunato d'Amico

L’esercizio artistico di Laura Zeni è ludico, finalizzato a assimilare conoscenze nelle aree densamente popolate da energie creative. Sono aree di borderline, di disturbo e rottura tra una condizione ed un’altra. La parola d’ordine consente l’identificazione di chi la pronuncia e il lasciapassare di accesso ad altri territori. Naturalmente le migrazioni possono essere clandestine e le nuove terre raggiunte per vie segrete, talvolta peccaminose, rischiando il pericolo di spostamenti convenzionali.


Per i marinai del Rinascimento l’orizzonte è il confine, il limite da raggiungere e superare, navigando verso le lontane terre di conquista, percorrendo le rotte di acque umorali, talvolta calme, altre agitate, sotto cieli azzurri o turbolenti, minacciosi di nuvole cariche di pioggia. Lungo questa sottile linea c’è la dogana che separa il cielo dalla terra, una riga mobile, molto personale; dipende dall’altezza dei nostri occhi, dal punto di vista in cui ci posizioniamo ad osservare le cose e il panorama, dalla velocità del nostro incamminarci verso di esso che ci fa capire il suo costante spostarsi verso l’aldilà. A tutto questo sicuramente pensava il genovese Cristoforo Colombo quando il 3 agosto 1492, salpando da Palos de la Frontera e guardando in direzione di occidente, immaginava di scoprire un altro mondo, pieno di ricchezze che avrebbero consentito a lui e al suo popolo, maggiore prosperità e benessere.


Per affrontare il viaggio e oltrepassare le colonne d’Ercole era necessario attrezzarsi di una forte convinzione, una sana passione, avere coraggio, mirare all’orizzonte e stabilire i punti di fuga prospettici per individuare la rotta che avrebbe condotto salvi alla meta. I profili di Laura Zeni segnano i volti e delimitano gli spazi fuori e dentro di noi, mostrano il lato intimo e quello pubblico delle persone. Percorrendoli con gli occhi della mente scopriamo segreti nascosti, idee, pensieri che accendono l’immaginazione generando vibrazioni in armonia con le energie positive dell’Illuminazione Zen.


FORTUNATO D'AMICO

Critico e Curatore

Ivan Quaroni

CORPI FLUTTUANTI - LA GEOMETRIA ANTROPOCENTRICA DI LAURA ZENI


Nel 1998, il designer Bruce Mau pubblicò su una rivista di grafica un curioso scritto, che attraverso un elenco di consigli, suggerimenti e spunti, si proponeva di aiutare tutti coloro che, ogni giorno, utilizzano gli strumenti della creatività. Quel testo, schematicamente organizzato per punti, s’intitola Manifesto (incompleto) per la crescita. Al punto n. 40, cito testualmente, Bruce Mau scrive: “I confini disciplinari e i regimi di regolamentazione, sono tentativi di tenere sotto controllo l’aspetto selvaggio di una vita creativa. Essi sono spesso comprensivi sforzi per mettere ordine in ciò che è disordinato e complesso in un processo di evoluzione. Il nostro mestiere è saltare le staccionate ed evitare le specializzazioni.”


Laura Zeni, senza dubbio, ha saputo saltare le staccionate ed evitare le specializzazioni. Il suo percorso artistico caratterizzato dalla mescolanza di diffenti tecniche e stili in un’ottica multidisciplinare, aperta alle contaminazioni tra arte e illustrazione, tra grafica e design, ne è, infatti, una chiara dimostrazione. Non ci si dovrebbe meravigliare. Questo dovrebbe essere considerato un approccio normale nel campo dell’arte. Eppure, credetemi, non è così. Sembra impossibile, ma anche nell’arte, così come in ogni altro ambito dell’agire umano, domina un pensiero di tipo binario, una logica consequenziale, cartesiana, che impone agli individui una chiara scelta di campo. Si tratta di un assunto di matrice “ideologica”, che spesso sfocia in fenomeni di tifoseria culturale, sociale e politica. Perfino nell’arte, dicevo, lo schematismo del pensiero dualista ci obbliga a catalogare tutto in coppie di opposti: Arte Concettuale contro Pittura, Arte Astratta contro Arte Figurativa, e via discorrendo. Tutti binomi che, come dice Bruce Mau, finiscono per imbrigliare l’aspetto selvaggio di una vita creativa.


Uno dei più strenui detrattori del pensiero binario è oggi lo scrittore e filosofo Franco Bolelli. Nel saggio intitolato Cartesio non balla, ci esorta a entrare “nel mutevole, multiforme regno del paradosso, dove la linearità meccanica e binaria della logica finisce a gambe all’aria.”  “Nessuna identità statica”, scrive Bolelli, “è più possibile: tutto si espande e si dilata, tutto è dinamico e metamorfico.” Così, in un certo senso, è anche la ricerca di Laura Zeni, in cui astrazione e figurazione, pattern e racconto si fondono in un unico flusso dinamico, che ogni apparente contraddizione di genere e stile. In verità, c’è un elemento che accomuna tutta la produzione dell’artista, dalle Teste ai Fiori, dai Corpi Aurei ai grandi Pattern, ed è una sorta di tendenza ritmica, una specie di pulsazione latente, che si esprime attraverso la reiterazione di segni e tracce, sintagmi e grafemi intrecciati in complessi e suadenti diagrammi visivi.


Variando e modulando forme e figure, Laura Zeni sembra ricamare una trasparente filigrana sonora, una partitura che fa da sottofondo a enigmatici intrecci e a labirintiche geometrie. Il filo conduttore, il leitmotiv che, per così dire, percorre i vari capitoli della sua indagine visiva, consiste proprio in quel meccanismo che il filosofo Gilles Deleuze definiva “ripetizione differente”. Postulata con largo anticipo da Nietzsche, nella teoria dell’Eterno ritorno, la “ripetizione differente” si tramuta, nell’opera di Zeni, in una vera e propria attitudine, in una propensione a individuare una forma e a ripeterla con opportune variazioni.


Non è un caso che già nelle 999 + 1 Teste del progetto Illuminazioni, l’artista abbia usato il profilo di un volto come grafema ricorrente, come un simbolo, e insieme un segnale, che fungeva da perimetro di contenimento per una pletora d’immagini e pensieri virtualmente infiniti. L’elemento ritmico e ripetitivo delle Teste affiora anche nei lavori successivi e, anzi, diventa un vero e proprio modus operandi, una disciplina formale che rimanda all’incedere ossessivo del mantra e del rosario o alla pratica orientale del mandala, il quale è, prima di tutto, un dispositivo ottico per la meditazione. Come i mandala, anche i pattern painting di Laura Zeni – realizzati con la tecnica del collage oppure dipinti direttamente su tela – possiedono un’evidente qualità ipnotica. Essi producono un incantamento dello sguardo che intrappola l’osservatore in un labirinto di segni e lo trasportano dal piano puramente prosaico della percezione estetica a quello, più propriamente cognitivo, dell’intuizione spirituale.


Non sono in grado di dire se l’artista allestisca di proposito queste trappole ottiche o se esse siano l’effetto collaterale di una procedura. Quel che è certo, piuttosto, è che lei stessa beneficia di questo esercizio ipnotico, di questa momentanea perdita di ragione che è, come intuiva Fortunato D’Amico, una forma d’illuminazione, ossia una rivelazione che passa attraverso la dimenticanza di sé e l’abbandono del pensiero vigile…



IVAN QUARONI

Critico e Curatore

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